Lily Amis scrive per tutti quelli che una voce non ce l’hanno – Destinazione libertà (Armando editore) – recensione di Iannozzi Giuseppe

La penna di Lily Amis rifugge inutili fronzoli specificatamente letterari e privilegia uno stile diretto, molto colloquiale, affinché tutti possano calarsi nei suoi panni e in quelli della sua famiglia. In questo caso, l’approccio diaristico è giusto e necessario perché diventa strumento di denuncia, evidenziando in maniera non artefatta gli orrori visti e vissuti da chi racconta.
Dopo esser stato tradotto in inglese e tedesco, Destinazione libertà. Una voce per tutti quelli che non ce l’hanno di Lily Amis viene pubblicato in Italia da Armando Editore.
Destinazione libertà narra le peripezie di Lily e dei suoi cari costretti a fuggire da un paese dove il giogo della religione è diventato tale da non essere sostenibile. Negli anni Ottanta, l’Iran conosce un periodo profondamente oscuro, e Saddam Hussein ne approfitta per muovergli guerra, convinto che la rivoluzione e le epurazioni dei vertici militari persiani avessero inciso negativamente sulla forza del paese. In Iran il clima che si respira è di altissima tensione; il regime instauratosi in Iran farà pagare un prezzo molto alto a donne, bambini e dissidenti. Con Ruḥollah Khomeynī l’Iran viene sconvolto da un islamismo fortemente moralista di stampo sciita duodecimana, negando di fatto le libertà più elementari a un po’ tutti gli iraniani. La Guida Suprema dell’Iran si spegne nel giugno del 1989 a seguito di un cancro all’intestino; la guida del paese passa subito all’Āyatollāh Alī Khamenei, che ancora oggi dice che cosa è giusto e cosa invece non lo è.
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